Carfree è fallita: dichiarata la liquidazione giudiziale

L'incredibile e surreale storia di Claudio Fenu: dai fasti al fallimento, con richiesta di soldi in anticipo ai clienti già creditori!

Carfree è fallita: dichiarata la liquidazione giudiziale

Premessa: chi fa impresa può ovviamente fallire e questo non lo rende automaticamente un criminale e neppure una persona indegna di stima e meritevole di pubblica gogna.

Anzi, il fallimento è tra le prime cose da mettere in conto quando si lancia un’attività imprenditoriale e può naturalmente capitare anche per colpe che non sono totalmente imputabili agli amministratori.

L’Italia è per altro un paese particolarmente avverso a queste dinamiche, che fino a pochissimi anni fa aveva strumenti barbari come “il registro pubblico dei falliti”, una sorta di lettera scarlatta che ti veniva tatuata addosso a vita.

Bastava fallire una volta ed eri iscritto nel registro, tutti potevano accederci e vederci il tuo nome scritto a chiare lettere. Non solo: comprendiamo che, gli imprenditori, talvolta, messi di fronte ad evidenze che non riescono psicologicamente ad affrontare, si ostinino (in buona fede) a portare avanti attività già di fatto “finite”, collezionando una serie di azioni irrazionali che danneggiano poi loro stessi ed ovviamente i loro creditori. Provano a fare di tutto per superare quello che vedono come un mero momento di crisi momentanea (o terrorizzati dalle implicazioni civili e penali di un fallimento), spesso aggravando la situazione.

Umanamente è comprensibile, per chiunque abbia lanciato anche solo micro-attività. Tuttavia, la legge (giustamente) valuta anche molti altri aspetti come prioritari ed in primis le azioni che hanno creato ingiusto profitto ad amministratori e/o soci, arrecando ingiusto danno ai creditori.

Insomma, se da un lato soprattutto in questo paese si fa presto a distruggere la reputazione e la vita di chi magari è fallito senza grave colpa o addirittura dolo, dall’altro bisogna riconoscere che il modo in cui Carfree - l’azienda di noleggio a lungo termine del signor Claudio Fenu - è arrivata alla liquidazione giudiziale è alquanto rocambolesco e a tratti surreale. Tanto da rendere la storia ideale per un vero e proprio romanzo, dove la buona fede del protagonista è legittimamente messa in dubbio.
Preparatevi, dunque e metettevi comodi perché questo sarà un “long form” nel vero senso del termine.

La sentenza di liquidazione giudiziale per Cafree

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CLAUDIO FENU (FINO A) IERI

Il fondatore ed amministratore di CarFree è, come detto, il signor Claudio Fenu. Personaggio per alcuni aspetti pittoresco, che abbiamo avuto modo di conoscere durante una live decisamente particolare (che Fenu ha lasciato dopo pochi minuti), da lui stesso richiestaci per “dare spiegazioni e risposte ai clienti”.

Peccato, però, che la diretta si è subito trasformata in un confronto/scontro con Ottavio Alvarez, figura che verrà ossessivamente citata come unica o comunque principale responsabile del disastro annunciato da tempo e che oggi, i poveri clienti dell’azienda, stanno patendo con un senso di frustante impotenza.

La live potete vederla qui

Poco dopo, sempre con Alvarez, abbiamo realizzato un secondo approfondimento molto interessante, avendo avuto notizia di un finanziamento da 1.5 milioni di euro che Carfree stava per ricevere. Potete vederla qui

Per i mesi successivi, il disco Fenu, in coro con la moglie e dipendente Carfree Stefania Falzone, ha cantato più o meno la stessa melodia:

Ottavio Alvarez è il responsabile della nostra crisi attuale, ci ha danneggati in molti modi e ci ha portati dove sta adesso. Con una promessa: gliela faremo pagare.

Il tutto, purtroppo per l’ascoltabilità della melodia, senza alcuna prova a supporto delle gravi e reiterate accuse mosse.

IL FANTOMATICO “MODELLO DI BUSINESS”


Ma qual’era la promessa di Fenu ai clienti e, quindi, il modello di business che avrebbe dovuto sostenere e far crescere Carfree?

La promessa viene ben spiegata nel lungo spot (costato diverse decine di migliaia di euro e realizzato dall’agency di Marco Lutzu) che abbiamo commentato con Alvarez qui.

In poche parole, Fenu garantiva prezzi supervantaggiosi per il costo del noleggio a lungo termine di vetture che, però, prevedevano il pagamento di decine di migliaia di euro in anticipo (ottenendo in buona parte finanziamenti). C’era poi la promessa di un “cashback”, che avrebbe dovuto restituire parte della quota anticipata, mese per mese, rendendo ancor più allettante la proposta.

Il “bonus” era la possibilità di cambiare auto (in teoria) praticamente ogni mese, avendo quindi vetture sempre nuove. Il tutto senza penali e “complicazioni burocratiche”. Insomma, troppo bello per essere vero.

I TANTI CLIENTI LASCIATI A PIEDI

E infatti, salvo i primi e pochi fortunati che hanno potuto godere effettivamente dei vantaggi promessi (almeno in larga parte), tutti i clienti successivi hanno dovuto patire disagi crescenti. Molti, addirittura, hanno di fatto pagato per non ricevere mai alcuna vettura.


Ne abbiamo parlato (primi ed unici) anche su Fuffapedia, in questo post ed in quest’altro. In tanti altri hanno ricevuto l’auto, ma non si sono mai visti accreditato il cashback, vedendosi poi anche sequestrare la vettura poiché le assicurazioni erano scadute. Altri ancora non hanno potuto effettuare i tagliandi poiché Carfree risultava insolvente con le officine che avrebbero dovuto farli. Diversi, invece, hanno esercitato il diritto di recesso, non ottenendo il rimborso promesso.

Insomma: un disagio enorme, se pensate quanto per molti sia fondamentale poter contare su un’auto disponibile. E se pensate che, in questo caso, non parliamo di investitori che hanno puntato su progetti poi non andati come previsto (vedi il caso Rendimento Etico), ma di persone che hanno anticipato anche 30-40.000 euro per ottenere un bene di cruciale importanza, fondamentale per recarsi al lavoro, accompagnare e riprendere i figli da scuola, fare commissioni ecc.


SOLDI E RECENSIONI POSITIVE RICHIESTE


Per mesi, Fenu, con quella che alla luce del parere durissimo dell’esperto del tribunale pare chiaramente una negazione spregiudicata di chiare evidenze, ha provato a chiedere contributi diretti ai suoi clienti e già creditori di importi anche importanti. Non solo, li ha più volte spinti a pubblicare recensioni a 5 stelle su Trustpilot. Alcune, incredibilmente, sono recentissime e si sentono di “consigliare Carfree a chiunque”.

Le recensioni a 5 stelle su Carfree

Consigliare a chiunque una società che, già molto prima dello scorso dicembre, era gravemente insolvente con i clienti e che non ci risulta acquisti nuovi veicoli da metà 2022. Eppure, proprio nel dicembre 2022, Carfree acquistava ancora publiredazionali per promuoversi come “servizio di mobilità sicuro e affidabile”, ad esempio su Milano Finanza. Siamo, come dicevamo, nel surreale.

Questi clienti, come facile intuire, sono probabilmente spinti anche dalla disperazione e persuasi dallo storytelling di Fenu, che da sempre sostiene quanto sia per lo più la cattiva reputazione ingiustamente generata a far rischiare il fallimento a Carfree e non la sua effettiva gestione. Per questo, a suo dire, era opportuno continuare a sostenere l’azienda anche senza aver ricevuto auto e servizi annessi, anche contro la realtà che pareva ineludibile.

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IL PARERE DELL’ESPERTO: DIVERSE IPOTESI DI REATO

Il dottor. Canale, esperto nominato dal Tribunale di Torino su richiesta dello stesso Fenu, per avviare la composizione della crisi di Carfree, proprio sul finire del 2024, rilascia un parere di circa 30 pagine che non sembra lasciare spazio alle interpretazioni, smontando in maniera abbastanza granitica e devastante tutte le tesi di Fenu sulle reali ragioni della crisi patita dalla sua società.

Potete leggere il parere integrale da qui. Per vostra comodità, vi scriviamo di seguito i rilievi principali, divisi in otto punti.

Il primo, a nostro avviso, molto eloquente almeno per la tesi accusatoria mossa contro Alvarez (che nel 2019 non lavorava per Carfree), parla di un mancato versamento dell’iva usato (impropriamente) per finanziare le attività aziendali praticamente fin dalla sua fondazione.

1. Finanziamento attraverso il mancato versamento dell'IVA (dal 2019)

Descrizione: Car Free si è finanziata non versando le imposte, in particolare l'IVA, nei termini dovuti.

Motivazione della segnalazione: questa strategia, ripetuta negli anni, evidenzia un comportamento potenzialmente fraudolento, in quanto i fondi dovuti all’Erario venivano trattenuti per coprire altre esigenze aziendali, aggravando il debito verso l'Erario, stimato in oltre 3,5 milioni di euro.

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2. Incasso di corrispettivi senza la consegna dei veicoli (dal 2022)

Descrizione: a partire dalla metà del 2022, Car Free ha stipulato contratti e incassato anticipatamente l'intero corrispettivo (oltre all'IVA) per più di 300 contratti, senza consegnare i veicoli ai clienti. Parliamo, dunque, di milioni di euro incassati a fronte di vetture non consegnate e servizi ennessi non erogati o erogati solo in parte.

Motivazione della segnalazione: questo comportamento rappresenta una violazione degli obblighi contrattuali, con possibili implicazioni penali per truffa, dato che risulta difficile pensare che, da parte dell’amministratore, non ci fosse già consapevolezza del non poter adempiere agli impegni.

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3. Fatture e crediti inesigibili (Penali verso clienti)

Descrizione: Car Free ha contabilizzato crediti per penali contrattuali verso clienti che non avevano completato i contratti, per un totale di circa 5,4 milioni di euro al 2024.

Motivazione della segnalazione: questi crediti, definiti "inesigibili", appaiono artificialmente gonfiati per mascherare la reale situazione finanziaria della società, rappresentando quindi un potenziale falso in bilancio.

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4. Movimentazioni non trasparenti del patrimonio netto

Descrizione: incrementi e variazioni nelle riserve patrimoniali che non sembrano giustificati, incluse operazioni di aumento del capitale sociale fino a 10 milioni di euro, coinvolgendo principalmente il socio CAIPA.

Motivazione della segnalazione: l’opacità generale nelle movimentazioni del patrimonio netto, suggerisce possibili operazioni di capitalizzazione fittizia per mascherare la reale situazione finanziaria.

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5. Coinvolgimento della cooperativa CAIPA in operazioni poco trasparenti

Descrizione: parte delle somme incassate dai clienti venivano trasferite ad una coperativa (CAIPA) come "quota associativa", ma non venivano rimborsate ai clienti secondo i termini previsti (il succittato “cashback” promesso in fase di stipula)

Motivazione della segnalazione: la mancanza di trasparenza e la sovrapposizione dei ruoli di CAIPA e Car Free indicano possibili atti distrattivi a danno dei clienti e creditori.

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6. Omissione di bilanci e irregolarità contabili

Descrizione: la bozza di bilancio 2023 non approvata, priva di nota integrativa e relazione del revisore legale nominato, presenta anomalie significative e non trascurabili nelle voci contabili.

Motivazione della segnalazione: la poca trasparenza e le mancanze nei bilanci impediscono una valutazione corretta della situazione economico-patrimoniale, sollevando sospetti di manipolazione contabile.

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7. Lesione della par condicio creditorum

Descrizione: il piano industriale proposto da CarFree prevede il pagamento prioritario di crediti chirografari rispetto ai crediti privilegiati (es. Erario e dipendenti).

Motivazione della segnalazione: questa pratica viola il principio di parità di trattamento dei creditori, configurando una potenziale gestione fraudolenta delle risorse.

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8. Gestione consapevolmente insostenibile dell'attività

Descrizione: continuazione dell’attività di stipula contratti non onorabili, nonostante la società fosse già in stato di insolvenza conclamata e perdurante nel tempo.

Motivazione della segnalazione: questo comportamento dimostra una deliberata intenzione di aggravare la situazione debitoria o comunque nessuna considerazione per questa concreta ipotesi, a danno dei creditori e dei clienti.

Si potrebbe continuare, ma riteniamo bastevoli questi 8 punti per dipingere il disastro gestionale di chi ha amministrato CarFree dalla sua fondazione fino alla liquidazione.

DOVE SONO FINITI I SOLDI DI CARFREE?

Se poniamo questa domanda a ChatGpt, dovo averle fornito documenti e ricostruzioni puntuali, la risposta che ne deriva (ovviamente da noi rivista e verificata) è la seguente:

Negli ultimi anni, la gestione finanziaria e operativa di CAR FREE ITALIA S.r.l. ha sollevato domande inquietanti, culminate nella relazione tecnica redatta dal Dott. Filippo Canale, esperto nominato per la composizione negoziata della crisi d’impresa. Il documento, ricco di dettagli, evidenzia criticità che lasciano spazio a un interrogativo centrale: dove sono finiti i soldi incassati dalla società tra metà 2022 e la fine del 2023?

La raccolta dei fondi

Dal 2022, CAR FREE, come innegabile, ha continuato a stipulare contratti di noleggio a lungo termine, incassando anticipatamente l’intero corrispettivo, inclusa l’IVA, senza però consegnare le vetture ai clienti. Si stima che, solo in questo periodo, l’azienda abbia raccolto circa 7,8 milioni di euro da oltre 300 contratti. Tuttavia, i fondi destinati all’acquisto e alla gestione delle auto non risultano più disponibili.

L’ombra di CAIPA

Un ruolo cruciale in questa vicenda è giocato da CAIPA, la Cooperativa Automobilisti Italiani per Azioni, socio al 20% di CAR FREE. Parte delle somme raccolte dai clienti veniva infatti destinata a questa cooperativa sotto forma di "quota associativa," con la promessa di un cashback mensile. Secondo il bilancio 2022 di CAIPA, la cooperativa avrebbe incassato oltre 8 milioni di euro, ma non è chiaro come siano stati utilizzati questi fondi. Il bilancio successivo, relativo al 2023, non è stato ancora depositato, aumentando l’opacità della gestione.

Criticità contabili

La relazione, inoltre, evidenzia anomalie contabili significative:

Crediti inesigibili iscritti a bilancio per oltre 5 milioni di euro, derivanti da penali contrattuali contestate (in maniera fondata) dai clienti.

Un incremento vertiginoso dei debiti, che raddoppiano tra il 2022 e il 2023, senza dettagli chiari sulle cause.

La mancanza generale di trasparenza nei bilanci e l’assenza della relazione del revisore legale.

Le ipotesi sugli ammanchi

Dove sono finiti i fondi, dunque? La relazione tecnica per ovvie ragioni non fornisce risposte definitive, ma solleva ipotesi inquietanti. Tra queste:

1. Distrazioni di fondi: I fondi raccolti potrebbero essere stati utilizzati per finalità diverse da quelle dichiarate, a discapito dei creditori e dei clienti.

2. Cattiva gestione: in una delle ipotesi “migliori”, la gestione finanziaria potrebbe essere stata gravemente negligente, con decisioni strategiche che hanno aggravato le perdite.

3. Frode: alcuni elementi, come il mancato versamento dell’IVA e il sistematico inadempimento contrattuale, potrebbero configurare violazioni penalamente rilevanti.

Un futuro incerto

La relazione conclude che CAR FREE si trova in uno stato di insolvenza irreversibile. Senza interventi immediati e trasparenti, la strada della liquidazione giudiziale è rimasta l’unica ipotesi percorribile. Rimane aperta la questione di responsabilità gestionali e legali: chi ha permesso che si arrivasse a questa situazione? E soprattutto, chi si assumerà il compito di rispondere agli oltre 300 clienti ed ai numerosi creditori che attendono di capire se potranno mai ottenere un risarcimento per i danni non solo patrimoniali subiti?


FENU OGGI: I CLIENTI TRATTATI DA “AZIONISTI”

Ecco: se ciò che abbiamo fin qui tracciato vi sembra già incredidibile (e lo è, effettivamente), tenetevi forte perché quello che vi stiamo per riportare ora supera i livelli dell’immaginabile.

Fenu, infatti, ancora oggi si dimostra capace di scrivere post del seguente contenuto e tenore, rivolgendo le solite (deliranti) accuse ad Ottavio Alvarez e presentando l’ipotesi di un altro “round” che potrebbe ribaltare la sentenza appena emessa.

Chi vi scrive, ovviamente, se lo augura di cuore per tutti i creditori ed in particolare i clienti rimasti a piedi dopo aver pagato anche decine di migliaia di euro (o essendosi indebitati per tali cifre). La disperazione tra questi ultimi, infatti, è drammatica quanto tangibile. Vi riportiamo di seguito giusto qualche testimonianza, dal gruppo facebook privato che raccoglie alcuni dei clienti della società di Fenu.

Un in particolare, come potete leggere, parla addirittura di 53.000 euro dati per un’Audi A3 mai ricevuta!

I clienti di carfree si sfogano sul gruppo

Nello screen di Fenu riportato poco più su, avrete inoltre notato che lo stesso fa riferimento a dei soldi che promette di restituire. Ma a cosa si riferisce? Ebbene, trattando i propri già creditori come soci/azionisti della sua azienda in fallimento, per il suo “piano industriale” l’amministratore di CarFree ha chiesto loro altro denaro, un “contributo” (da 500€) per permettere alla sua società di presentare un piano di rientro credibile per il Tribunale.

Sì, avete letto bene: Fenu, mentre si presentava in abiti firmati ai vari webinar ad aveva la moglie a condividere stories su IG intenta a farsi servire da costosi e rinomati coiffeur, per risanare le casse disastrate di Carfree, provava ad usare altro denaro anticipato dai suoi clienti.

Non una proposta di ricapitalizzazione avanzata tramite proprie risorse finanziarie e patrimoniali, ma tentando di “prelevare” quelle di chi ne aveva per altro già anticipate non poche.

In realtà, le richieste di “anticipi” di varia entità, si sono susseguite abbastanza spesso negli ultimi mesi, con i consueti inviti a crederci forte, anticipare altri soldi, dare altra fiducia, pubblicare recensioni a 5 stelle anche se si era senza vettura e/o servizi e permettere così a Carfree di riprendersi.

Di come, in dettaglio, si intendesse ripagare gli oltre 10 milioni di euro di debiti (di cui 3,5 solo con il fisco), però, nessuna traccia particolare.

QUEL PARRUCCHIERE DA 550 €

Per chiudere in bruttezza, pubblichiamo la prova di quanto asserito pocanzi, ovvero il “coraggio” della signora Stefania Falzone, moglie di Claudio Fenu, nel condividere questo tipo di contenuti mentre centinaia di clienti sono a piedi, in gravi difficoltà economiche.

Da quello che si può reperire facilmente in rete, infatti, “heart parrucchieri” è un salone dove un “trattamento tonalizzante” costa 550 €, cifra per altro molto vicina all’ultimo contributo che Fenu ha chiesto per salvare ciò che pare decisamente insalvabile.

Nulla di illegale, ovviamente. Ma, legittimamente, possiamo dire che post come questi, in un momento come quello vissuto dall’azienda del marito dove Falzone lavora, sarebbero probabilmente da evitare. Soprattutto quando, al contempo, si chiedono soldi ai già creditori senza mostrare la volontà di mettere un centesimo del proprio patrimonio per risanare i conti ed evitare il peggio.

O no?