Altro che "Adolescence", ai ragazzi fate (ri)vedere l'amore!

Ne abbiamo parlato in live anche insieme allo psicologo Marco Crepaldi, una carriera dedicata allo studio dei maschi isolati (dagli hikikomori agli incel, di cui oggi tutto il mondo sembra essersi accorto): siamo sicuri che il delirio collettivo per la fin troppo acclamata serie Netflix "Adolescence" sia giustificato?
Soprattutto, che sia il caso "farla vedere nelle scuole", come ha detto sulla consueta ed oramai tristemente inevitabilmente onda emotiva anche il premier inglese Stramer?
Inutile citare l'odio, la tensione sociale ed il clima da quasi guerra civile tra sessi che si respira anche in Italia negli ultimi tempi. Purtroppo, in tal senso, la politica ed i media sembrano voler alzare le fiamme invece di spegnerle. E così inizio io, mostrandovi un po' di esempi di amore puro, direttamente da Facebook.
A dimostrazione, ancora una volta, che i sentimenti si influenzano a vicenda. I commenti che leggerete qui sotto, infatti, sono la risposta ad un post dedicato a dichiarazioni che l'attore Marco Giallini ha fatto in memoria della moglie, scomparse prematuramente.





Un'inno all'amore, appunto. Che fa sentire bene, che restituisce fiducia nel genere...umano! Perché, vedete, il genere primario al quale apparteniamo non è quello femminile o maschile, ma appunto quello umano. L'umanità, nelle sue sfumature meravigliose come orribili, è ciò che ci distingue e rende unici sulla terra. Nel bene, come nel male.
Il problema, a parere non solo dello scrivente, sorge quando la narrazione del male diventa morbosa, ossessiva e...di fatto quasi esclusiva. Perché è chiaro che non tutte le storie siano belle, anzi che oramai il 50% dei matrimoni fiscano in un divorzio. Così com'è chiaro che il male esista e non possa sparire semplicemente chiudendo gli occhi ed invocando le fate e gli gnomi del bosco.
Però, a maggior ragione, soprattutto ai giovani, dovremmo restituire anche la possibilità di sognare il bello, il dolce; la complicità con una compagna o un compagno. La cooperazione tra esseri umani, di conseguenza, contro ogni forma di violenza gratuita e grave, rivolta contro chiunque. Sempre in linea con il mio proposito riconciliante, ricordando che non dovremmo mai essere ciò che di male ci hanno fatto, ma semmai il bene che avremmo voluto ci facessero, condivido anche alcuni dei più bei commenti ricevuti al mio tanto discusso post su Linkedin, quello che ha ripreso la campagna LUVV sui padri separati.
Ho raccolto solo quelli delle donne (e solo alcuni, ovviamente), tra gli oltre 350 lasciati, per sfidare anche quell'odiosa e succube forma di censura preventiva/delegittimazione che vorrebbe un pensiero non allineato espresso da un "maschio", valido solo se approvato anche da delle donne.





Messaggi di sostegno da donne alla campagna per i padri separati
E, a proposito proprio delle divisioni di genere che certa ideologia vorrebbe imporre, torniamo all'immagine di copertina di questo editoriale, che mostra un ragazzo ed una ragazza che si tengono per mano. Un gesto così semplice ed al contempo potente, iconico. Il simbolo, a mio parere, più efficace contro la violenza, anche quella specifica contro le donne.
Più efficace di scarpette rosse, rossetti sulla guancia ed altri elementi che richiamano comunque una separazione, con le donne sempre e solo vittime da un lato e gli uomini sempre e solo carnefici dall'altro.
Che la violenza cosiddetta "di genere", comunque, si sconfigge meglio se la tematica delle sofferenze patite anche dagli uomini smette di essere un tabù, un tema che crea subito fastidio e tensione tra chi pensa di avere l'esclusiva rivendicazionista su sofferenze, abusi e discriminazioni.
UN NUOVO UMANESIMO
Insieme, mano nella mano, contro violenti e violente. Come esseri umani, per un nuovo umanesimo.
Ecco: non sarebbe meglio veicolare questo tipo di messaggi, nelle scuole? Senza ovviamente oscurare la parte buia e rischiosa delle relazioni. Senza smettere di parlare, ad esempio, di come riconoscere i segnali di una possibile relazione tossica.
Il tema, però, è che oramai sembra che esistano solo quelle, con orde di "maschi" violenti, molesti, sentimentalmente inetti pronti ad importure creature femminili perfette, principesche, incapaci di ogni forma di manipolazione e/o violenza.
L'approccio nichilista e riduzionista proprio della tanto criticata (pur giustamente) "red pill", pare essersi esteso ovunque, anche nella parte che sembrava essere opposta. Se i "redpillati" descrivono la donna in modi non certo lusinghieri ed in molti aspetti misogini, la parte contraria fa lo stesso con gli uomini.
Dirlo continuamente nelle scuole, magari, rischia di creare anche un pericoloso effetto emulativo. Un climax di tensione e reciproca diffidenza, che non so quanto bene possa fare ad una generazione già confusa, immersa in un mondo sempre più fluido e difficile da "leggere".
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GLI ANCORA PIÙ FRAGILI DIMENTICATI DA (QUASI) TUTTI

Un altro fulgido esempio della violenza con la quale, certa ideologia, intende monopolizzare il tema della lotta alla violenza, sono i dati riguardanti i minori vittime di:omicidio. A differenza dell'attenzione elevatissima per la raccolta ed il monitoraggio di ogni statistica connessa ad ogni forma di violenza contro le donne, se provate a ricercare dati aggiornati, aggregati, completi e certi sugli omicidi che vedono come vittime i bambini da 0 a 17 anni, scoprirete un avvilente vuoto.
L'Istat produce materiale infinito sulla violenza di genere, gli stereotipi di genere, le violenze psicologiche ed economiche in ambiente domestico...se queste violenze riguardano le donne. Del resto, nel solo triennio 2024-2025, ci sono 135 milioni di euro allocati al contrasto esclusivo di questa specifica forma di violenza.
La giustificazione che solitamente viene data per uno squilibrio così marcato ed evidente, è che (oltre a vivere in uno stato "patriarcale"), le donne sono fisicamente più fragili/deboli degli uomini e che quindi la violenza da loro patita è più odiosa e grave di quella che esiste ad esempio tra uomo vs uomo, donna vs donna o ancor di più tra donna vs uomo.
Pur volendo accettare pedissequamente questa affermazione, che ha sicuramente un suo fondamento logico. Anzi, proprio volendolo fare in maniera concreta, ci viene da chiederci, allora, come mai non dedichiamo ancor più attenzione ai maltrattamenti che riguardano i minori? In particolare agli omicidi dei più fragili tra i fragili?
Perché ho dovuto lavorare una settimana, tra fonti incomplete, "monche" e non aggiornate per arrivare a fare delle stime sui neonati, infanti, bambini ed adolescenti uccisi in media ogni anno? Sono 100? 150? Difficile, se non impossibile decretarlo con certezza, anche avvalendosi di strumenti come Perplexity (pro) e tanta pazienza.
Preciso che il sesso dell'omicida in questa fase non mi interessa, visto che siamo alla parte del dato primario mancante o comunque non completo, in particolare quando superiamo i 6 anni di età (ovvero andiamo oltre l'infanticidio).
Mi chiedo, vi chiedo: perché? Non è che la "lotta alla violenza" è diventata un po' troppo un business, spinto anche da vettori ideologici e politici? Riflettiamoci, almeno. Dovrebbe essere ancora concesso in una società sana. O no?
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